Come Lavoro

 

Il mio modello di riferimento è la psicoterapia ad orientamento psicoanalitico relazionale.

Nel mio lavoro rivolgo l’attenzione alla Persona considerandola come soggetto responsabile, libero e portatore di risorse e possibilità. Qualcuno scrisse che nessun uomo è un’isola: tenendo valida questa metafora ognuno di noi nasce, cresce e si struttura psicologicamente all’interno di relazioni significative e sempre all’interno di esse esprime il proprio modo di essere e la propria sofferenza.

Ciò che siamo dipende dalla nostra storia personale, dalle relazioni che abbiamo costruito con le nostre prime figure di riferimento e dal nostro personale modo di filtrare tutte le esperienze che abbiamo incontrato nel nostro cammino.

Questioni irrisolte e ferite emotive sono alla base dei rigidi copioni interni che guidano il nostro modo di agire lasciandoci spesso una sensazione di insoddisfazione, di malessere o di vivere una vita che poco ci rappresenta.

La relazione terapeutica diventa lo scenario d’elezione all’interno del quale è possibile riconoscere e comprendere quei modelli disfunzionali che influenzano la nostra vita quotidiana. Osservando quello che accade nel qui ed ora della relazione, tra paziente e terapeuta, sarà possibile acquisire maggiore consapevolezza e favorire un cambiamento positivo.

Si parte dal presupposto che tutti i sintomi psicologici come l’ansia, gli attacchi di panico, la depressione, le fobie, i pensieri ossessivi e molti altri ancora siano l’espressione manifesta di una sofferenza che prende origine dalla parte più profonda di noi e che trova, nel sintomo, l’unico modo di uscire allo scoperto.

In quest’ottica il sintomo non dovrebbe essere considerato come una maledizione ma come un’opportunità di crescita personale. Se ci si prende cura della propria sofferenza si scopriranno risorse e tesori inestimabili.

Quanto dura?

La risposta più onesta è che non si può prevedere a priori poiché incidono diversi fattori come la motivazione, la complessità della problematica, gli obbiettivi, l’intesa tra terapeuta e paziente e l’intensità delle resistenze al cambiamento.

Un classico pregiudizio descrive la psicoanalisi come un’esperienza interminabile e poco efficace. Nell’immaginario collettivo sopravvive l’idea dell’analista silenzioso, chiuso in un atteggiamento ermetico e distante che chiede di parlare dei primi ricordi d’infanzia.

Molto è cambiato da quel tipo di realtà terapeutica. La psicoanalisi contemporanea vede il terapeuta molto più presente e la possibilità di lavorare sul qui ed ora della relazione permette di elaborare le questioni irrisolte in una situazione di attualità, evitando che il lavoro diventi distante e astratto.

La psicoanalisi ha però un obbiettivo ambizioso: lavora a livello profondo cercando di modificare meccanismi inconsci disfunzionali che si sono strutturati nel corso di molto tempo. Il cambiamento è profondo e coinvolge la persona nella sua globalità permettendo risultati più durevoli nel tempo rispetto ad un approccio che rimane in superficie.

Diventerò dipendente?

Un timore diffuso è quello che si diventerà dipendenti dalla figura dello psicoterapeuta, non potendone più fare a meno. In realtà è esattamente il contrario. L’obbiettivo della terapia è il raggiungimento di una piena autonomia psichica, una libertà interiore e un buon livello di autenticità.

Il professionista non è colui che dirà al paziente cosa fare, non cercherà di convincerlo o di manipolarlo. All’inizio del percorso è naturale avvertire una certa dose di dipendenza ma è un semplice passaggio temporaneo che permetterà di raggiungere l’indipendenza. Il lavoro terapeutico favorirà l’acquisizione di strumenti e capacità che renderanno il paziente autonomo e che sarà in grado di utilizzarli anche nel momento in cui la terapia sarà conclusa.

Distruggerà tutto?

Un altro pregiudizio è che in psicoanalisi si debba “distruggere” la struttura della personalità esistente per poi ricostruire sulle sue macerie. Si teme che l’incontro con un terapeuta possa minare la stabilità della propria vita affettiva o rendere false le decisioni importanti, prese in precedenza. In realtà la psicoterapia non ha lo scopo di distruggere quanto esiste, ma d’individuare e correggere le distorsioni presenti nel rapporto con se stessi e con gli altri, allo scopo di raggiungere una maggiore completezza ed autenticità.

Il vero terapeuta non vorrà erigersi a giudice che getta nel cestino tutta la nostra vita donandoci la “verità” su come va vissuta ma, anzi, ci aiuta a diventare indipendenti, facendo leva sulle risorse che esistono già dentro di noi ma che a volte, per diverse motivazioni, ci dimentichiamo di avere o facciamo fatica ad utilizzare.